[baci sulle bocche]

Come ti conquisto l’outsider, si diceva.
O meglio, lo si borbottava imprecando contro la connessione che non ne voleva sapere, a 8 miglia dalla Corsica. Poi si buttava un occhio fuori dalla vetrata e la si guardava bene in faccia, la Corsica, nella luce del crepuscolo del 31 dicembre, mentre tre piani sotto, su un palco a luci rosse, un gruppo di amici terminava il soundcheck.
E si pensavano cose melense tipo “quanto amo questo lavoro”.
 
Prima di annegare in un barile di melassa, però, nel consueto ordine – e quando dico il consueto ordine intendo il consueto ordine – le frasi con cui gli uomini più affascinanti del 2012 hanno illuminato di momenti esaltanti un anno altrimenti perdibilissimo.
Sia lode e gloria a voi, miei cari.

– Inesorabilmente.
– Ma piantala.
– Stellina.
– (la foto di un braccio tatuato, senza parole)

– Ah, tu sei quella dell’utero perfetto?
– Lo siamo già, e chissà da quanto.
– non fare la vaga. Ce ne hai messo di tempo a chiedermelo
– andiamoci
– ha notato che non la ho chiamata Brooks?

***

 
Dopodiché non restava che lasciar calare la notte, cenare, lasciare che il concerto seguisse il proprio còrso, minacciare con fermezza le peggio torture per coloro che non avessero reso la mia unica penna, cercare di mantenere un contegno di fronte a un hobbit, alle sue teorie sui concerti di Capodanno e ai suoi trascorsi con la brunetta dei Ricchi e Poveri, prendere parecchio freddo, farselo passare, fare in modo che il CdA dell’NPN al completo approvasse il luciaio luciferino, infilare un rosario di orazioni suine realizzando che la penna non sarebbe mai tornata, farsi qualche domanda vicino al mixer e inveire con veemenza contro il tempismo bislacco dell’anno appena finito.
E fumarsi la prima sigaretta della buonanotte alle sei del mattino, sul balcone di una camera d’albergo, senza cincischiare.
 
E poi dare inizio all’anno nuovo inseguendo una felpa di Pulp fiction per la Gallura e mangiando due fieste rubate sulla marcia di Radetzky.
Speriamo bene.