Ieri notte.
O stamattina.
Già, perché chi o cosa stabilisce quando termina una e comincia l’altra? Non certo io, non dopo aver passato svariate mezz’ore, nel pomeriggio, ad osservare gente scannarsi per decidere se un evento che si tiene a mezzanotte debba essere inserito nella programmazione del giorno 1 o del giorno 2.
Nossignori.
Son figlia di un uomo che scrisse al televideo per lamentare – appunto – l’impropria attribuzione dei film di Rai3 delle 03.00 alla programmazione notturna del giorno 1 anziché a quella primissimomattutina del giorno 2, cosa che portava il timer del proprio videoregistratore a porsi tutta una serie di quesiti esistenziali senza soluzione, figurarsi se vado a infilarmi in un ginepraio simile.
In ogni caso, era buio.
E tardi.
E non è che ci fosse tutto ‘sto caldo.
Eppure me ne son rimasta lì un pezzo, in terrazzo, a pensare che se fossi un uomo, e avessi una figlia quattordicenne, “Amabili resti” sarebbe l’equivalente di “Venuto al mondo”, e vi dirò, non se ne sentiva il bisogno.