(in attesa che tutti i fili dei discorsi lasciati vergognosamente appesi nelle ultime settimane vengano riannodati – o, più sinteticamente, – 5 al KME – un lieto intervallo che non c’entra un cazzo ma che piace ai giovani)
Che io sia tecnologicamente avanzata, è saputo.
Avanzata dal millennio scorso, certo.
Programmavo abachi a vapore da prima che voi nasceste.
Verbum? L’ho inventato io.
E di non sapere come reinstallare Windows 95 a.C. non mi faccio tuttora un cruccio, anche perché ho recentemente assistito a un intervento a hardware aperto protrattosi fino a notte fonda, durante il quale ero quella che bestemmiava di meno, e non perché fossi anestetizzata e sotto i ferri.
Il fatto che mia nipote cinquenne riesca a far decollare gli shuttle dal computer di Peppa Pig non mi scalfisce. E nemmeno che l’ex gatto aziendale, poi dimessosi, si preparasse da solo i grafici di supporto ai suoi interventi in consiglio d’amministrazione:
(l’idea era quella di inserire la foto del grafico, ma ho scoperto che faccio prima a dipingerla a olio su ciascuno dei vostri monitor)
Sorrido benevola e penso che il petrolio finirà, e le dinamo si spaneranno, e tornerà la glaciazione, e allora vorrò vedere con che cacchio ve le scriverete le lettere d’amore e le liste della spesa.
Sono superiore. Granitica, inscalfibile nella mia rocciosa difesa dell’obsoleto.
Poi arriva una che a tre mesi, con la stessa naturalezza con cui sbadiglia, ti tira fuori questo:
e restiamo tutti qui ad aspettare che qualcuno inventi il serramandibole.